Lo studio di podologia effettua i seguenti trattamenti:

Per callosità si intende un aumento eccessivo dello strato epiteliale della cute con ispessimento.
Vi sono diversi esempi in campo medico:

  • Callo
  • Eczema
  • Lichen planus

Inoltre esiste anche un’altra forma denominata ipercheratosi subungueale o callosità subungueale che interessa le unghie.
La localizzazione del callo dipenderà, quindi, o dal tipo di piede o da una condizione patologica dell’osso sottostante che può essere dovuta ad una miriade di fattori. Il trattamento del callo deve prevedere una cura professionale di routine da parte del podologo che consiglia controlli periodici (mensilmente) sia per i calli duri (elomi) che per i calli molli (elomi). La terapia podologica consiste:

  • Nella pulizia chirurgica degli accumuli ipercheratosici (callosità) e nella riduzione della pressione su queste regioni prominenti;
  • Nel verificare che nella scarpa lo spazio tra le dita sia adeguato;
  • Nel consigliare l’uso di cuscinetti personalizzati in silicone o dei feltri.

 

E’ un’infezione dell’apparato ungueale da parte di miceti (funghi).

L’onicomicosi può manifestarsi con un cambiamento di colore in una porzione dell’unghia, quando l’infezione fungina si diffonde in profondità può ispessire e sbriciolare la lamina.

Il trattamento podologico prevede:

la rimozione del materiale prodotto dal micete, l’applicazione di antimicotici locali per debellare la micosi (fungo).

I fattori in grado di aumentare la probabilità di manifestare un in infezione funginea alle unghie (onicomicosi) sono:

  • Iperidrosi (sudorazione eccessiva);
  • Lavoro in un ambiente umido;
  • Psoriasi (malattia della pelle);
  • Calze e scarpe che impediscono la traspirazione e non assorbono il sudore;
  • Ambienti umidi come piscine, docce e gli spogliatoi;
  • Tinea pedis (piede d’atleta);
  • Diabete
  • Problemi circolatori, ecc.
L’onicogrifosi (unghie ispessite) è un’alterazione nella crescita della lamina ungueale, o meglio un’ipertrofia ungueale che si manifesta con un’evidente deformazione della lamina.

Le cause dell’onicogrifosi possono essere:

  • Stasi sanguigna;
  • infezioni funginee;
  • traumi ripetuti provocati da calzature troppo strette o da lesioni a seguito di urti violenti sull’unghia;
  • malattie sistemiche circolatorie, che inibiscono il supporto necessario di nutrienti a livello periferico.

L’eccessivo spessore della lamina può provocare l’insorgenza di callosità sub-ungueale (cioè al di sotto dell’unghia), provocando dolore.

Il trattamento podologico consiste nell’abrasione dello strato di unghia in eccesso.

L’unghia incarnita nota anche come onicocriptosi, è una delle onicopatie più diffuse. L’unghia incarnita è determinata dalla penetrazione nei bordi ungueali e nei tessuti molli circostanti della lamina ungueale.

Segni e sintomi dell’unghia incarnita
Gonfiore ed eritema del solco laterale ungueale sono granuloma periungueale, iperalgesi e possibile sviluppo di infezioni.

Il trattamento dell’unghia incarnita
Consiste nell’asportazione di un frammento del bordo angolare dell’unghia.

RISOLUZIONE
L’asportazione del frammento è sempre risolutiva quindi, non è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

L’onicofosi è l’accumulo di ipercheratosi nel vallo laterale dell’unghia, localizzata più spesso a livello dell’alluce. Questa alterazione può conseguire alla pressione esercitata da calzature strette, in concomitanza di una pronazione del piede e un abduzione dell’alluce, per incurvamento della placca ungueale, per un conflitto con i raggi, per un deficit di appoggio.

L’eritema e la tumefazione si localizzano tipicamente sul solco ungueale, potendo portare alla formazione di un’unghia incarnita.

Trattamento dell’onicofosi

Il trattamento dell’onicofosi implica una riduzione di un corretto taglio ungueale e quindi l’abrasione e il debridement dell’ipercheratosi periungueale.

La verruca pedis, nota come verruca è una lesione epidermica iperplastica molto frequente che interessa la cute e la membrana mucosa ad essa contigua causata da un agente virale appartenente alla famiglia dei Papovavirus.

Il trattamento della verruca

Il trattamento più utilizzato è la cauterizzazione chimica, il cui obbiettivo è quello di produrre una necrosi e la successiva esfoliazione del tessuto verrucoso.

Cosa Sono:

I plantari podologici sono dispositivi medici grazie ai quali otteniamo un riequilibrio morfo-strutturale dell’arto durante la fase di appoggio e propulsione, sia in statica che in dinamica.
Il plantare viene utilizzato negli stati algici o infiammatori del piede: metatarsalgia, neuroma di morton, piede diabetico, artrite reumatoide (piede reumatico) ed inoltre in patologie che colpiscono il sistema vascolare e nervoso linfatico (vasculopatia periferiche, etc…)

NEL NOSTRO STUDIO REALIZZIAMO I PLANTARI A LIEVITAZIONE WALKABLE:

Il procedimento di impronta a levitazione dei plantari produce:

  • una migliore e più uniforme distribuzione delle forze di carico su tutto il piede;
  • un migliore reflusso venoso (ossigenazione del sangue e defaticamento) l’appoggio totale fa sì che ad ogni passo si eserciti una pressione uniforme sui terminali venosi del piede (soletta di Lejars).
  • una stimolazione propriocettiva della superficie plantare che regola la giusta tensione muscolare e tendinea, fatto essenziale per una ottimale coordinazione tra i diversi distretti articolari. Ne deriva un miglior equilibrio e controllo della stabilità articolare di tutto l’arto inferiore.

Il plantare a lievitazione è indicato nelle seguenti applicazioni:

  • IL PIEDE DELLO SPORTIVO per il sovraccarico funzionale al quale si sottopongono le strutture osteo-muscolo-tendinee.
  • IL PIEDE PIATTO E PIATTO VALGO
  • IL PIEDE CAVO
  • METATARSALGIE BIOMECCANICHE
  • PLANTALGIE DISMETABOLICHE-VASCOLARI (diabete, gotta, artitre reumatoide, psoriasi).
  • ESITI POST TRAUMATICI come fratture metatarsali, tarsali e calcaneari.
  • PATOLOGIE CUTANEE E SOTTOCUTANEE (borsiti, igromi, ipercheratosi).
  • OSTEOFITOSI CALCANEARI.
  • INSUFFICIENZE CIRCOLATORIE DEGLI ARTI INFERIORI.
  • RIFLESSOLOGIA PLANTARE (applicazione mirata degli stimolatori).

L’ortoplastica (orthoplastia) è la tecnica che permette di realizzare e personalizzare, dispositivi medici su misura per ottimizzare l’assetto biomeccanico del piede, in particolare dell’avampiede avvalendosi di gomme siliconiche che hanno diverse proprietà: durezza, morbidezza, elasticità e proprietà d’uso.
Il silicone può essere distinto in tre tipologie: Correttivo, di scarico o protettivo.

Silicone correttivo:

Si utilizza quando bisogna correggere le alterazioni scheletriche del piede ed è l’alternativa più efficace all’intervento chirurgico, la dove è possibile operare, o nel caso in cui il paziente stesso non vuole sottoporsi ad intervento chirurgico.

Silicone di scarico:
E’ utilizzato nelle situazioni dove occorre scaricare una zona di ipercarico o soggetta a sollecitazioni e/o attriti da parte della calzatura. Dire che l’orthoplastia di scarico non corregge, non è corretto, poiché anch’essa deve avere una induzione alla correzione, se pur leggera ma presente per limitare la dismorfosi biomeccanica già in atto e/o per evitare comunque atteggiamenti podoposturali viziati di comodo che ne agraverebbero la patologia.

Silicone protettivo:
E’ tale quando protegge le articolazioni e può essere prodotto per qualsiasi paziente.

Il neuroma di Morton è semplicemente l’aumento di volume di un nervo sensitivo interdigitale, solitamente quello passante nel terzo spazio intermetatarsale, provocato da uno stimolo irritativo cronico di natura meccanica.
Con il termine metatarsalgia si intende una serie di sindromi dolorose corrispondenti alla regione plantare del piede. Clinicamente in questi casi si apprezzano delle formazioni di ipercheratosi o callosità plantari (callo) in corrispondenza della/e testa/e metatarsale/i.

Esame baropodometrico

La valutazione baropodometrica è indispensabile per studiare il comportamento del piede in condizione statica e dinamica. La valutazione baropodometrica è indicata sia per il piede pediatrico (piattismo, varismo, valgismo), che per l’adulto con problemi di appoggio (metatasalgie, talloniti, fasciti ecc..) oltre ai soggetti diabetici con problemi vascolari e negli sportivi ove i disturbi di sovraccarico sono molto frequenti.

Esame podoscopico

Il podoscopio è uno strumento che permette di valutare l’impronta plantare grazie alla distribuzione del carico sui piedi, evidenziata dalla differente intensità luminosa che mostra i punti di appoggio. Si tratta di un esame in statica.

Il piede piatto è caratterizzato dal collasso della volta plantare che può essere dovuto a situazioni congenite (piede piatto del bambino) e acquisite (piede piatto dell’adulto).

Diagnosi del piede piatto:

La forma d’impronta che il piede lascia sul terreno definisce il tipo di piattismo. Con un apposito podogramma, a seguito di un esame baropodometrico, si rileva e si analizza l’impronta definendo piede piatto un piede che ha una superficie d’appoggio dell’istmo maggiore di 1/3 della superficie d’appoggio del tallone anteriore.

Il piede piatto nell’adulto

Le cause di piede piatto nell’adulto sono divise in due grandi categorie:

  • evoluzione di un piede piatto congenito non trattato (piede piatto flessibile dell’adulto)
  • piede piatto secondario a disfunzione del muscolo tibiale posteriore o a fratture, lacerazioni tendinee, artrite reumatoide, neuropatia (ad esempio nel piede diabetico) o miopatia.

Il Piede piatto del bambino

In linea di massima si distinguono due forme cliniche di piede piatto nel bambino: una viene definita piede lasso infantile, dipende dal fatto che lo sviluppo muscolare del piede non coincide con l’età del bambino. In questi casi, l’utilizzo di plantari e una appropriata fisioterapia contribuiscono a ripristinare i normali rapporti anatomici e a recuperare la corretta fisiologia del piede. La seconda, detta piede piatto genetico evolutivo, è una deformità che tende a progredire e a divenire nel tempo invalidante; si accompagna a valgismo del calcagno (il calcagno cioè si porta verso l’esterno) e/o allo scivolamento mediale dell’arco interno (il piede tende a scivolare verso l’interno nella sua parte dorsale e centrale) con medializzazione dell’astragalo. In questo secondo caso il trattamento è solo chirurgico.

Una valutazione del piede si può fare intorno ai tre-quattro anni: se in famiglia sono presenti altri casi di piede piatto, è necessario valutare il bambino con maggiore attenzione perché si potrebbe essere di fronte alla seconda forma.

Ci sono poi forme di piattismo “funzionale”, secondarie ad altre anomalie: obesità e sovrappeso, debolezza muscolare, malattie neurologiche, abitudini posturali errate, calzature inadeguate.

Il piede cavo è una malformazione congenita o acquisita della volta della pianta del piede.
Il piede cavo è l’esatto contrario del piede piatto e può essere associato ad altre patologie.
L’area di appoggio del piede è limitata alla parte anteriore ed al calcagno, la parte intermedia ha un contatto limitato o assente con la base di appoggio. Il calcagno si varizza e si verticalizza.

Il grado della patologia può essere trovato con un esame baropodometrico.

Le complicazioni più frequenti di un soggetto con diabete sono: le ulcere, le infezioni e le deformazioni osteo-articolari clinicamente note come “piede di Charcot”; l’insieme di queste complicanze viene definito piede diabetico. Sebbene non sempre tali complicanze possano essere prevenute, è comunque possibile ridurre drasticamente la loro incidenza e gravità attuando una prevenzione con un protocollo di trattamento podologico.

La chiave alla prevenzione delle amputazioni consiste nella diagnosi precoce e nello screening dei piedi dei pazienti a rischio, almeno una volta l’anno.

Il ruolo del podologo.

Il podologo grazie alla sua formazione è in grado di prevenire e trattare le complicanze del piede diabetico.
I primi segni.

Per il diabetico che non ha ancora sviluppato complicazioni al piede, ci sono dei primi segnali che vanno riconosciuti e posti all’attenzione del medico di famiglia o del podologo. Essi sono:

  • alterazioni cromatiche (variazioni del colore) della cute;
  • aumento della temperatura cutanea;
  • gonfiore al piede o alla caviglia;
  • dolore alla gambe, sia riposo che camminando;
  • frequenti ferite aperte, con o senza secrezione, lente a guarire;
  • unghie micotiche (funghi) e onicocriptosi (unghie incarnite);
  • ipercheratosi (calli e duroni) con versamento ematico;
  • crack epidermico (ragadi), specialmente intorno al calcagno;

L’ulcera è di riscontro comune nel piede diabetico. Scarpe inadeguate o qualcosa di molto più banale come può essere una cucitura delle calze, non vengono immediatamente sentite come fastidiose dal diabetico a causa di un livello ridotto della sensibilità, possono provocare ulcerazioni della pelle. Ulcere del genere, se non trattate, possono infettarsi rapidamente e condurre a serie conseguenze.